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3 maggio – Incontro “Le lotte in America Latina contro lo strapotere dell’ENEL” a Bussoleno

Title: Incontro “Le lotte in America Latina contro lo strapotere dell’ENEL”
Location: Osteria La Credenza, V.Fontan 16, Bussoleno
Description: L’ASSOCIAZIONE LISANGA’ CULTURE IN MOVIMENTO ti invita GIOVEDI’ 3 MAGGIO, alle ore 19, presso l’Osteria La Credenza, V.Fontan 16, Bussoleno,  ad un incontro su “Le lotte in America Latina contro lo strapotere dell’ENEL”.

Interverrano:
· Conception Santay (Sindaco indigeno di San Juan Cotzal-Guatemala),
· Jorge Weke (leader Mapuche – Cile),
· Victor Formantel (Patagonia Cilena
· e Caterina Amicucci, del Coordinamento Nazionale per una Campagna contro le Politiche Energetiche dell’Enel

seguirà una cena di condivisione

per info: lisanga.cim@tiscali.it
Start Time: 19:00
Date: 2012-05-03

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4 maggio a Torino – Le lotte in Guatemala e Cile contro il furto della terra e delle risorse

locandina 4 maggio - Torino

locandina 4 maggio - Torino

Venerdì 4 Maggio 2012 alle ore 21.00

Officine Corsare, Via Pallavicino 35 – Torino

di ritorno dall’Assemblea degli Azionisti di Enel del 30 aprile saranno con noi:

Concepcion Santay
Sindaco indigeno Maya/Ixil di San Juan Cotzal (Diga di Palo Viejo in Guatemala)

Jorge Eladio Hueche Catriquir
in rappresentanza della comunità indigena Mapuche di Panguipulli (Cile)

Caterina Amicucci
della Campagna Nazionale STOP ENEL. Per un nuovo modello energetico

promosso da
Coordinamento Torinese No-Enel, Solidarietà con i Popoli depredati

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4 maggio – Incontro a Genova

incontro 4 maggio - Genova

incontro 4 maggio - Genova

Venerdì 4 maggio
dalle 0re 18
Circolo Giardini Luzzatti Genova

Incontro con Victor Formantel Gallardo, Patagonia sin represas – Cile
Dibattito, proiezione di filmati e aperitivo

info@patagoniasenzadighe.org

Campagna italiana patagonia senza dighe per un modello energetico decentralizzato e una gestione partecipate delle risorse naturali, in Cile come in Italia.

La società italian ENEL possiede i diritti di oltre il 90% dell’acqua della Patagonia Cilena. Il consorzio HidroAysèn, composto da ENEL e COLBUN, ha in progetto la costruzione di 5 mega dighe sul fiume Baker e Pascua, arterie pulsanti di uno degli ultimi angoli incontaminati del pianeta.
Il progetto prevede anche una linea di trasmissione di 2300 km che attraverserà l’intero paese per portare l’energia elettrica alle grandi multinazionali dell’estrazione mineraria. Il 32% dell’ENEL è ancora dello Stato italiano.

La campagna Patagonia senza Dighe raccoglie lo spirito e la forza che uniscono le comunità impattate che nel mondo si oppongono alla devastazione dei territori, per fermare grandi opere inutili e costose auspicando un modello di sviluppo basato sul rispetto delle persone e dell’ambiente.

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Centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord – Civitavecchia

Nome del conflitto: Centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord – Civitavecchia

Dove sta avvenendo: Civitavecchia – Alto Lazio

Cosa sta accadendo

La lotta contro la riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia risale a gennaio del 2001, data di nascita a Civitavecchia del primo Comitato per il no al carbone, immediatamente dopo l’annuncio da parte di ENEL di voler riconvertire a carbone la centrale di Torre Valdaliga Nord nel dicembre 2000.

Enel S.p.A., ha proposto la trasformazione a carbone della centrale di TVN, per motivazioni “di tipo strategico- economico” (pag. 8- Dec.VIA/2003/0680), ovvero per meri fini di lucro, in un contesto già duramente colpito dall’impatto di numerosi impianti. Infatti nel comune di Civitavecchia l’ENEL ha realizzato, a partire dal 1962 e fino al 1986, ben 10 gruppi termoelettrici in un crescendo di dimensioni produttive: i) Fiumaretta due gruppi, uno da 140 Mw e un altro da 240 Mw alimentati a olio combustibile; la centrale è stata chiusa da circa 10 anni; ii) Torre Valdaliga Sud 4 gruppi termoelettrici uno da 200 e 3 gruppi da 320 Mwe; iii) Torre Valdaliga Nord 4 gruppi termoelettrici da 660 Mwe, con al servizio una ciminiera multicamino di 250 metri di altezza, sempre alimentati ad olio combustibile.

Pericoli per la popolazione

I risultati dell’inquinamento causato dalla centrale sono allarmanti:

  • Nel comprensorio di Civitavecchia si muore il 26% in più rispetto alla media di patologie neoplastiche,
  • il comprensorio di Civitavecchia è al 1° posto nel Lazio ed al terzo in Italia per mortalità per tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi,
  • è stato riscontrato un eccesso di leucemie e linfomi,
  • nel biennio 1990-1991 l’Osservatorio Epidemiologico Regionale (OER) rileva a Civitavecchia un incidenza di mortalità per tumori ai polmoni, bronchi e trachea superiore al 35% della media regionale
  • nel 1996 l’OER nell’analizzare i dati relativi al triennio 1990/1992 rileva che Civitavecchia (comprensiva di Tolfa Allumiere e Santa Marinella) e al secondo posto nel Lazio per mortalità per tumori e al primo per quella relativa ai tumori ai polmoni),
  • Nell’ottobre 1999 una ricerca dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale ha riscontrato una mortalità delle donne nel territorio di Civitavecchia (comprensivo di Allumiere, Santa Marinella e Tolfa) superiore del 12% rispetto alla media della Regione Lazio. Notevolissime le incidenze di mortalità per cancro alla trachea, ai bronchi ed ai polmoni (+23%)
  • Il centro pneumologico Conti Curzia di Civitavecchia, in una ricerca effettuata nel 2001 su ragazzi tra gli 11 e i 14 anni ha riscontrato che il 56,3 % dei soggetti (di gran lunga la più alta del Lazio) è affetto da asma, allergie ed altre sindromi dell’apparato respiratorie,
  • Uno studio commissionato dal National Institute of environmetal Health Sciences ( NIEHS) -funded extension of the acs studi (Pope et al 2002) – ha chiaramente messo in relazione l’aumento del rischio di avere il cancro al polmone con l’esposizione cronica alle polveri provenienti dalla combustione dei fossili.
  • La rivista Ocupational Envirinmental Medicine nel settembre 2004 pubblica una ricerca in cui si dimostra che nell’area di Civitavecchia il rischio di cancro al polmone sarebbe al 20/30% superiore rispetto alla media regionale.
  • Nel settembre 2004 la rivista Medical British Journal in un lavoro di sette pagine interamente dedicato a Civitavecchia afferma che il dato più allarmante riguarda un aumento della mortalità per cancro del polmone che raggiunge un livello del 20/30% superiore rispetto alla popolazione italiana
  • Infine nell’ottobre 2006 la rivista “Epidemiologia & prevenzione” ha pubblicato lo studio “Mortalità e ricoveri ospedalieri nell’area industriale di Civitavecchia” (V.Fano, F.Forastiere, P.Papini, V.Tancioni, A.Di Napoli, C.A.Pertucci), nel quale si afferma che “L’analisi dei ricoveri ospedalieri aggiunge informazioni al quadro epidemiologico dell’area, con risultati coerenti con quelli di mortalità e che confermano i risultati di studi precedenti: tumore polmonare pleurico e asma bronchiale sono chiaramente in eccesso. Una novità rispetto alle conoscenze già note è costituita dall’aumento incidenza di insufficienza renale cronica, rilevato dal Registro Regionale dialisi”.

Pericoli ambientali

Le centrali a carbone continuano ad essere tra le principali responsabli delle emissioni di mercurio, arsenico e di polveri fini. Il mercurio contenuto nel carbone è maggiore di quello contenuto nell’olio combustibile fino ad un massimo di circa 150 volte. Questa situazione espone la popolazione al rischio d’inquinamento da mercurio con gravi effetti sulla salute umana e soprattutto sul sistema nervoso in via di sviluppo (feto, neonato e bambino). La centrale è costruita sul mare e, poiché il pericolo per l’essere umano è l’ingestione di mercurio (metilmercurio) presente nel tessuto dei pesci, si comprende la potenziale minaccia per la popolazione del comprensorio. Nell’area dei Monti della Tolfa le piogge acide hanno causato la dissoluzione di alluminio e ferro, metalli dei quali queste zone sono particolarmente ricche. L’inquinamento delle falde acquifere, secondario all’infiltrazione del terreno da parte di questi elementi chimici, ha reso non potabili le acque sorgive dei paesi di Allumiere e Tolfa. Secondo la V.I.A, le concentrazioni di inquinanti al suolo, in questa area, sono prevalentemente imputabili alla centrale, a causa della sua posizione e conformazione orografica; Nella zona intorno alla centrale denominata Sant’Agostino è stata costatata una presenza di arsenico + 10 rispetto a quanto consentito dalla legge con picchi di + 40 (non esistono livelli di arsenico non dannosi). La Commissione Tecnico-Scientifica nominata dal Comune di Civitavecchia ha consigliato riconvertire la coltura del territorio per un raggio di 30 km da alimentare a “non alimentare e/o fiori”. Tra il 2002 e il 2004, una media (nazionale) di 8220 morti l’anno sono dovute agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di polveri sottili nell’aria.  Relativamente alle emissioni di anidride carbonica (CO2) già nel 2005, pur funzionando a regime ridotto, le emissioni di CO2 della centrale, pari 2,9 milioni di tonnellate,  hanno superato il tetto delle quote assegnate del 30%. Infine si fa notare che la centrale termoelettrica di Torre Valdaliga Nord è ubicata nel mezzo di un SIC (Sito di Interesse Comunitario) denominato “Fondali tra Punta Sant’Agostino e Punta della Mattonara”.

Contatti di riferimento: nocoketarquinia@yahoo.it

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Centrale nucleare di Kaliningrad – Russia (progetto non ancora approvato)

Progetto non ancora approvato della Centrale nucleare di Kaliningrad – Russia

Il 26 aprile 2010, l’amministratore delegato e direttore generale dell’ENEL Fulvio Conti e il presidente di Inter Rao Ues Boris Y. Kovalchuk hanno firmato un accordo di cooperazione italo-russo, che prevede, tra le altre cose, lo sviluppo congiunto di un progetto per la realizzazione di una nuova centrale nucleare nell’exclave russo di Kaliningrad, sul Mar Baltico. Il memorandum d’intesa prefigura ampia cooperazione nella costruzione di impianti e nell’innovazione tecnica, nell’efficienza energetica e nella distribuzione di energia, sia in Russia che nei Paesi dell’Est Europa. La futura centrale di Kaliningrad (la prima partnership pubblico-privata nel settore nucleare in Russia) sarà composta da due reattori di 1.170 megawatt l’uno e utilizzerà la tecnologia di terza generazione VVER 1.200. L’entrata in produzione è prevista tra il 2016 e il 2018. Pare che una quota rilevante dell’energia prodotta sarà destinata ai vicini mercati europei.

Ma anche questo progetto ha già ricevuto critiche pungenti a causa di una documentazione scarsa ed incompleta. Non sono state fornite informazioni chiare sulle modalità di gestione delle scorie derivanti dalla centrale, sullo smantellamento dei reattori, sugli eventuali rischi associati a incidenti rilevanti, né su strategie di evacuazione della popolazione proprio in caso di incidenti.

Anche la località scelta ha sollevato enormi dubbi, dal momento che le acque sotterranee presenti nella zona non sono abbastanza in profondità per garantire la sicurezza dell’impianto ed escludere il rischio di contaminazione delle falde. Ulteriore preoccupazione è suscitata dal fatto che il futuro impianto nucleare dovrebbe essere costruito in una zona di importante traffico aereo internazionale, ma i suoi reattori non sono progettati per resistere a un impatto di grandi dimensioni in caso di incidente aereo.

L’organizzazione ambientalista russa Ecodefense ha realizzato un sondaggio tra gli abitanti della zona. Il risultato è che il 67% della popolazione interpellata è contraria al progetto, giudicato inutile, dannoso e finanziariamente rischioso.

Ma nei primi mesi del 2010 le ruspe hanno cominciano a scavare. Questo sebbene Rosatom, il gigante statale russo per l’energia nucleare, con la sua sussidiaria Inter Rao Ues, responsabile delle politiche di esportazione dell’energia e delle relazioni con investitori stranieri, sia ancora alla ricerca di finanziamenti dall’estero per completare il piano finanziario dell’opera. Una passaggio fondamentale, visto che l’opera al momento è coperta dal budget nazionale solo per il 50%. Nonostante le dichiarazioni sbandierate alla stampa locale, nessun accordo è stato formalmente siglato né per investimenti esteri sull’impianto, né per la vendita dell’energia prodotta che, secondo i programmi di Inter Rao, dovrebbe andare a Germania, Svezia, Lituania e Polonia. A nessuna utility europea l’affare sembra vantaggioso. Nessuna eccetto ENEL, che ha confermato il suo interesse sottoscrivendo l’accordo proprio in occasione del ventiquattresimo anniversario della tragedia di Chernobyl.

L’ENEL potrebbe così diventare la prima compagnia straniera coinvolta nella costruzione di una centrale nucleare in Russia.

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SOS Geotermia Monte Amiata – Italia

Nome del conflitto: SOS Geotermia Monte Amiata

Dove: Monte Amiata, Regione Toscana, Italia

Cosa sta accadendo: Alla geotermia i comitati locali attribuiscono la diminuzione del bacino acquifero amiatino che approvigiona 500 mila persone del sud della Toscana, l’aumento della concentrazione di arsenico nell’acqua potabile e le immissioni nell’aria di acido solfidrico e mercurio.

Sul monte Amiata nel nome della speculazione e del profitto si sta procedendo, ad opera dell’Enel, e con la complicità della Regione Toscana, ad uno scempio ambientale gravissimo. Tale scempio viene perpetrato nascondendosi dietro alla falsa convinzione che la geotermia sia una fonte energetica rinnovabile e pulita.

Nel caso delle centrali amiatine è esattamente il contrario. Ciascuna centrale geotermica oltre a consumare ed inquinare la falda idropotabile, emette nell’atmosfera vapori ricchi di anidride carbonica, mercurio, arsenico, acido solfidrico, ammoniaca ed altri inquinanti provocando gravi danni all’ambiente e alla salute degli abitanti. Attualmente è in programma un ulteriore ampliamento del numero delle centrali e della loro potenza che significherebbe un vero disastro ecologico e democratico. La regione Toscana appoggia il progetto di Enel che attraverso l’enorme guadagno ricevuto dal meccanismo dei certificati verdi, dei sussidi e dei finanziamenti pubblici, distribuisce alla stessa Regione ed ai comuni una pioggia di denaro a titolo di compensazione ambientale e con un costo in bolletta per la collettività mediamente del 30% in più rispetto ad altri paesi europei. Enel guadagna inoltre la possibilità di produrre in altri luoghi energia con combustibili fossili, mentre la popolazione ne fa le spese sulla propria pelle.

Sul territorio si sono costituiti dei comitati spontanei di cittadini che stanno cercando di fermare questo disastro ambientale, senza l’appoggio ufficiale di alcun partito politico. I comitati del territorio, riuniti in assemblea il 24 Marzo 2012, hanno dato vita al Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata SOS Geotermia, che riunisce chi si oppone alla distruzione del territorio, ancora in parte inconaminato, dell’Amiata. Il Manifesto del comitato Sos-Geotermia, appena reso pubblico, ha già raccolto l’adesione di decine di comitati ed associazioni dei territori adiacenti (tra cui medicina democratica, Italia nostra), e cominciano ad arrivare le prime adesioni a livello nazionale.

Pericoli per la popolazione: Nello studio epidemiologico della Fondazione Monasterio di Pisa (ottobre 2010), dal titolo “Progetto Geotermia”, nell’allegato 6 (“Correlazione Ambiente e Salute: dati significativi”), nella parte relativa ai “Risultati statisticamente significativi delle analisi di correlazione geografica tra dati ambientali e dati sanitari”, si riconoscono gravi patologie e mortalità in alcune zone delle aree geotermiche in relazione alle concentrazioni crescenti degli inquinanti emessi anche dalle centrali ENEL.

Pericoli ambientali: Oltre all’inquinamento dell’atmosfera e del suolo, esiste il problema del depauperamento e dell’inquinamento della falda acquifera della montagna, una delle più ricche d’Italia, che fornisce acqua potabile alle province di Grosseto, Siena e Viterbo. Il fenomeno è dovuto alla correlazione tra falda idropotabile superficiale e campo geotermico, per cui tutte le volte che la portata di vapore aumenta, la portata delle sorgenti diminuisce e viceversa. Ma non solo. Le condizioni di depauperamento dell’acquifero amiatino sono così gravi che a fronte di una riduzione di portata anche modesta si ha una risalita dei fluidi geotermici, che vanno a contaminare la falda, aumentando la concentrazione di inquinanti come arsenico e boro e compromettendo la salubrità  dell’acqua che, dall’Amiata, soddisfa la esigenze di circa 700.000 utenti delle provincie di Grosseto, Viterbo, Siena. La riduzione della falda acquifera è stimata pari a qualche centinaia di miliardi di litri, corrispondente al consumo di acqua da bere di tutta la popolazione mondiale (6 miliardi di persone) per più di un mese.

Possibili soluzioni: Per il coordinamento Sos-Geotermia il primo immediato obiettivo da raggiungere è impedire la costruzione di nuove centrali e la moratoria di quelle esistenti. Solo dopo questo primo passo sarà possibile pensare ad un modello di sviluppo per il territorio che valorizzi le risorse ambientali culturali e sociali.

Contatti di riferimento: Sos-geotermia@bruttocarattere.org; http://sosgeotermia.noblogs.org; https://www.facebook.com/sos.geotermia

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Panguipulli, Regione de Los Rios – Cile

Nome del conflitto: Lago Neltume

Dove: Panguipulli, Regione de Los Rios, Cile

Attori: Le comunità indigene mapuche di Panguipulli stanno lottando da anni per evitare che il paesaggio del lago Neltume e Choshuenco e del fiume Fuy sia per sempre modificato da un mega-progetto idroelettrico. Incaricata dell’opera sarebbe la impresa costruttrice norvegese SN/Power, in consorzio con le Endesa Chile/Enel.

Cosa sta accadendo: Sono almeno sei i progetti di impianti idroelettrici firmati da Enel/Endesa e dalla norvegese Sn Power, che mettono a rischio non solo un ecosistema ancora intatto, ma anche la sopravvivenza delle oltre 150 comunità Mapuche che da più di cinquecento anni popolano questi territori. La Regione de los Rios rappresenta infatti un nodo cruciale del programma energetico cileno, ed è nel Comune di Panguipulli, abitato da circa 35.000 persone, che si potrebbe concentrare circa il 10% della capacità produttiva idroelettrica del Paese. Una diga dell’Endesa è diventata operativa nel 1962 e ancora oggi Enel sembra versare una royalty annuale irrisoria alla Municipalità di Panguipulli. In più di 50 anni non hanno mai ricevuto alcuna compensazione, sebbene abbiano perso più di 300 ettari di terra. Endesa è in procinto di iniziare la costruzione di un nuovo impianto che, se realizzato, porterebbe un innalzamento del livello del lago che sommergerebbe terreni agricoli ed anche la pampa sagrada, luogo sacro e di culto per le comunità della zona. Il progetto Enel-Endesa si compone di tre tranche (il tunnel di canalizzazione, l’impianto idroelettrico e la linea di trasmissione): la prima, per la realizzazione del tunnel, è stata approvata, senza però consultare la popolazione. Sono attualmente in corso i procedimenti di valutazione d’impatto ambientale per le altre due. Il megaprogetto viola gli articoli 2 e 7 della Conventione dell’Oil sui popoli indigeni, e le comunità Inalafken, il parlamento indigeno regionale Koz Koz e l’organizzazione mapuche Meli Wixan Mapu rivendicano il diritto all’autodeterminazione delle proprie risorse naturali, acqua inclusa. Inoltre l’impresa sta manipolando la popolazione, offrendo lavoro e aiuti economici in cambio del consenso al progetto.

Pericoli per la popolazione: Ai danni ambientali impliciti alla costruzione di questi impianti, si associano conseguenze devastanti sul piano socio-economico, un deterioramento del sistema sociale tradizionale fondato su fiducia e stabilità e uno sgretolamento dei legami all’interno delle diverse comunità. La diga inoltre renderebbe impossibile sviluppare le attività artigianali e di allevamento e i progetti di turismo sostenibile che le comunità locali vorrebbero intraprendere.

Pericoli ambientali: Panguipulli è una riserva mondiale della biosfera e l’impatto del progetto sul territorio del lago Neltume e Choshuenco e del fiume Fuy, trattandosi di un ecosistema ancora intatto avrà conseguenze irrimediabili.

Possibili soluzioni: Per produrre l’energia necessaria al territorio di Panguipulli è fondamentale ottimizzare gli impianti già esistenti. Le comunità indigene rivendicano il diritto all’autodeterminazione delle proprie risorse naturali e il diritto di controllare istituzioni, territori, strutture sociali, senza nessuna dominazione né interferenza esterna.

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Centrale a carbone Reftinskaya GRES – Ekaterinburgo – Federazione Russa

Reftinskaya GRES è la più grande centrale a carbone della Federazione Russa (3800 megawatt di potenza installata), la cui costruzione è stata avviata nel 1970.

La centrale è situata nella regione di Ekaterinburgo, la terza città per estensione e popolazione della Federazione, vicino ai monti Urali ed è di proprietà di “Enel OGK-5 “, società controllata al 56,43% da Enel Investment Holding BV.

Per quanto comunicato dall’agenzia nazionale della stampa russa RIA Novosti, l’ufficio della procura regionale che si occupa della salvaguardia ambientale ha recentemente notificato al management della Reftinskaya GRES  un avviso per “numerose violazioni delle leggi in materia di tutela ambientale”.

Sono stati riscontrati casi di scarico di rifiuti inquinanti nei fiumi locali e il superamento di limiti stabiliti per legge in materia di inquinamento ambientale. Nel 2011, secondo alcuni funzionari pubblici russi, Reftinskaya GRES avrebbe infatti scaricato oltre 19 milioni di metri cubi di rifiuti industriali pericolosi per l’ambiente e le popolazioni locali.

Secondo le statistiche ufficiali, Reftinskaya GRES rappresenta la più massiccia fonte di inquinamento atmosferico della regione di Ekaterinburgo (con una popolazione di circa 4 milioni di abitanti), assegnando all’unità amministrativa il triste primato nell’elenco delle regioni russe con il più alto tasso di inquinamento atmosferico.  Secondo le organizzazioni della società civile russa l’inquinamento causato dalla Reftinskaya GRES ha inoltre causato un drastico aumento nel numero di decessi per tumori polmonari tra la popolazione locale e ha avuto un impatto significativamente negativo sullo stato di salute delle limitrofe aree forestali.

A conferma degli impatti negativi della centrale sulla salute delle comunità locali, nel rapporto governativo “In materia di protezione ambientale e sullo stato della salute pubblica nella regione di Sverdlovsk nel 2008 ” si riscontra come il rischio di ammalarsi di tumore per chi vive vivono a ridosso della Reftinskaya GRES è a un livello estremamente alto ed inaccettabile. Si registrano inoltre riscontri di un livello di concentrazione di arsenico, nichel e cloroformio nel suolo e nell’acqua oltre ogni limite previsto dalle leggi russe.

Anche se la Reftinskaya GRES ha annunciato un programma di modernizzazione che dovrebbe ridurre l’inquinamento atmosferico del 33% al 2020, la dinamica e la tempistica del processo da implementare risultano poco chiare e l’obiettivo poco significativo per una delle regioni maggiormente danneggiate da un obsoleto e inefficiente sistema di produzione di energia elettrica.

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Centrale a carbone di Galati – Romania

Dati Tecnici e ubicazione:  La centrale brucerà carbone importato dall’Ucraina per produrre fino a 800 megawatt di energia. Il carbone sarà trasportato via nave sul Danubio per poi raggiungere la “tax free zone” di Galati, nelle estreme propaggini orientali della Romania, a due passi dal confine con Ucraina e Moldavia. Operando in quel territorio, l’Enel avrà quindi la possibilità di godere di considerevoli agevolazioni fiscali.

Impatti ambientali ed economici

La centrale dovrebbe sorgere a pochi chilometri di distanza dalla riserva naturale di Natura 2000, la quale detiene lo status di parco nazionale e sito comunitario. Inoltre nella città di Galati sono già molto elevati i casi di bambini asmatici, a causa dell’alto livello di inquinamento provocato dalla decennale attività della Sidex, un’acciaieria dell’indiana Arcerol Mittal. Un problema che la centrale a carbone non farà altro che esacerbare.

Il controverso iter della licenza ambientale

L’Enel ha sottomesso una prima richiesta di licenza ambientale nel maggio del 2009. Dal momento che il progetto avrà degli impatti transfrontalieri, le autorità moldave e ucraine hanno subito reso nota l’intenzione di organizzare dibattiti pubblici in merito alla questione.

In un primo momento qualsiasi autorizzazione era stata subordinata all’approvazione da parte dell’associazione dei pescatori locali, che però è apparsa fin dal primo momento contraria. Questa “clausola” è di fatto ben presto decaduta allorché le autorità locali nel luglio del 2011 hanno concesso il cambio della destinazione d’uso dell’area da “destinata a uffici e altre attività” ad “area per finalità industriali”, prevedendo quindi la possibilità di realizzare un impianto come quello proposto dall’Enel.

Nel novembre del 2011 in Romania si è poi tenuta una consultazione pubblica a cui hanno partecipato esponenti delle autorità e della società civile. Il Consiglio Scientifico della Riserva di Natura 2000, che può contare tra i suoi membri rappresentanti del ministero dell’Ambiente, dall’Accademia Rumena e di varie università, ha manifestato la sua avversione alla realizzazione dell’opera.

Lo scorso febbraio l’Enel ha presentato il suo studio sugli impatti ambientali ed è attualmente in attesa di una risposta formale.

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6 maggio – Dalle Ande alle Alpi il Cammino dell’acqua

Sulle orme dell’acqua
fra le montagne del Trentino
fra solidarietà, spiritualità e lotte
l’incontro fra cultura alpina ed andina

Domenica 6 maggio

Con i Mapuche e i Maya nel Parco Aadmello Brenta

“LA DIFESA DEL CICLO DELL’ACQUA FRA MODELLO ENERGETICO E DIRITTI DELLE COMUNITA’”

“Dalle Ande alle Alpi, il  Cammino dell’acqua”  è una rassegna di conferenze all’aperto fra le montagne trentine promossa da Yaku con il Servizio Valutazione Ambientale della Provincia Autonoma di Trento  e in collaborazione con L’Ente Parco Adamello Brenta. Passeggiate informative dove popoli andini ed alpini si ritrovano per unire esperienze e visioni, con l’obiettivo di sensibilizzare e cerare una comune coscienza sulla fragilità dei sistemi montani e del ciclo idrogeologico, che travalichi confini ed appartenenze.

Domenica 6 maggio saranno nostri ospiti i rappresentanti del Pueblo Mapuche del Cile, e l’autorità ancestrale del Pueblo Maya Ixil del Guatemala di San Juan de Cotzal.

Insieme agli operatori del Parco Adamello Brenta faremo il punto sullo stato di salute delle nostre montagne, attraversando gli spledidi scenari della Vallesinella e della Val Brenta percorrendo il facile sentiero dell’Arciduca fra cascate e torrenti, immersi in uno dei paesaggi montani più suggestivi d’Italia: le guglie dolomitiche del gruppo del Brenta, dal Crozzon di Brenta, alla Cima Tosa fino al maestoso Campanil Basso.

Con Yaku si parlerà di solidarietà internazionale con le popolazioni indigene, sviluppando un ragionamento sullo sfruttamento delle risorse e dei territori, legato al modello energetico e al rapporto con gli elementi naturali, condividendo il Documento “Per un altro sviluppo energetico” che il 30 aprile a Roma sarà sottoscritto da rappresentanti di vertenze di America latina, Europa dell’est ed Italia

(vedasi: http://www.yaku.eu/primapagina_articolo.asp?id=2034)

Dopo il Popolo Nahua del Messico nel 2008 , i boliviani di Cochabamba nel 2009 e la visita delle autorità spirituali del popolo indigeno colombiano U’wa gli ultimi due anni, domenica 6 maggio il Cammino dell’Acqua prosegue con i Maya ed i Mapuche, unendo idealmente le Dolomiti trentine alla Patagonia, fino alle montagne sacre del Guatemala.

Le tappe della passeggiata saranno i momenti di racconto e confronto dei relatori sulle proprie esperienze, voci di culture antiche e resistenti che ancora oggi devono lottare per la propria sopravvivenza ed integrità. E per condividere la concezione che questi popoli millenari hanno del territorio e dei corsi d’acqua: regali della Natura che sono di tutti e di nessuno, da preservare per le generazioni future. Per costruire insieme un modello alternativo fondato sulla difesa dell’ambiente, dei popoli, del ciclo dell’acqua e del suo cammino.

Il cammino dell’acqua che unisce Ande ed Alpi e che non finisce mai.

L’incontro è pensato per avere basso impatto ambientale: da Trento si arriverà tutti insieme alla partenza della camminata con la corriera. Verranno distribuite le borraccette ecologiche “Il cammino dell’acqua”, oltre che materiale informativo e simpatici gadget per i più piccoli.

Per info su orari e percorsi e per prenotazioni: www.yaku.eu

o chiamare al 348 7467493 – francesca (yakufran@gmail.com)

o allo 328 3274311- enrico (fronza11@gmail.com)

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