Progetto non ancora approvato della Centrale nucleare di Kaliningrad – Russia
Il 26 aprile 2010, l’amministratore delegato e direttore generale dell’ENEL Fulvio Conti e il presidente di Inter Rao Ues Boris Y. Kovalchuk hanno firmato un accordo di cooperazione italo-russo, che prevede, tra le altre cose, lo sviluppo congiunto di un progetto per la realizzazione di una nuova centrale nucleare nell’exclave russo di Kaliningrad, sul Mar Baltico. Il memorandum d’intesa prefigura ampia cooperazione nella costruzione di impianti e nell’innovazione tecnica, nell’efficienza energetica e nella distribuzione di energia, sia in Russia che nei Paesi dell’Est Europa. La futura centrale di Kaliningrad (la prima partnership pubblico-privata nel settore nucleare in Russia) sarà composta da due reattori di 1.170 megawatt l’uno e utilizzerà la tecnologia di terza generazione VVER 1.200. L’entrata in produzione è prevista tra il 2016 e il 2018. Pare che una quota rilevante dell’energia prodotta sarà destinata ai vicini mercati europei.
Ma anche questo progetto ha già ricevuto critiche pungenti a causa di una documentazione scarsa ed incompleta. Non sono state fornite informazioni chiare sulle modalità di gestione delle scorie derivanti dalla centrale, sullo smantellamento dei reattori, sugli eventuali rischi associati a incidenti rilevanti, né su strategie di evacuazione della popolazione proprio in caso di incidenti.
Anche la località scelta ha sollevato enormi dubbi, dal momento che le acque sotterranee presenti nella zona non sono abbastanza in profondità per garantire la sicurezza dell’impianto ed escludere il rischio di contaminazione delle falde. Ulteriore preoccupazione è suscitata dal fatto che il futuro impianto nucleare dovrebbe essere costruito in una zona di importante traffico aereo internazionale, ma i suoi reattori non sono progettati per resistere a un impatto di grandi dimensioni in caso di incidente aereo.
L’organizzazione ambientalista russa Ecodefense ha realizzato un sondaggio tra gli abitanti della zona. Il risultato è che il 67% della popolazione interpellata è contraria al progetto, giudicato inutile, dannoso e finanziariamente rischioso.
Ma nei primi mesi del 2010 le ruspe hanno cominciano a scavare. Questo sebbene Rosatom, il gigante statale russo per l’energia nucleare, con la sua sussidiaria Inter Rao Ues, responsabile delle politiche di esportazione dell’energia e delle relazioni con investitori stranieri, sia ancora alla ricerca di finanziamenti dall’estero per completare il piano finanziario dell’opera. Una passaggio fondamentale, visto che l’opera al momento è coperta dal budget nazionale solo per il 50%. Nonostante le dichiarazioni sbandierate alla stampa locale, nessun accordo è stato formalmente siglato né per investimenti esteri sull’impianto, né per la vendita dell’energia prodotta che, secondo i programmi di Inter Rao, dovrebbe andare a Germania, Svezia, Lituania e Polonia. A nessuna utility europea l’affare sembra vantaggioso. Nessuna eccetto ENEL, che ha confermato il suo interesse sottoscrivendo l’accordo proprio in occasione del ventiquattresimo anniversario della tragedia di Chernobyl.
L’ENEL potrebbe così diventare la prima compagnia straniera coinvolta nella costruzione di una centrale nucleare in Russia.